Intervengono Giuseppe Li Rosi e Roberto Schellino
Sicilia e Piemonte sono due terre molto diverse, ma accomunate da esperienze di conservazione di tradizioni in estinzione. La biodiversità del nostro paese rappresenta il 25% di tutta quella europea, l’impegno dei nuovi contadini “custodi” è quindi di coltivare, proteggere e promuovere il consumo delle varietà agricole locali provenienti da semi antichi. La rivoluzione passa dalla terra? Allora è già cominciata.
Giuseppe Li Rosi è un’icona nell’ambito dell’agricoltura cerealicola in Sicilia. Insegnante e laureato in lingue, sceglie di dedicare la sua vita all’agricoltura ritornando a condurre l’azienda appartenuta alla sua famiglia per tre generazioni: “Terre Frumentarie”. Su questi terreni, da circa 15 anni, coltiva con metodo esclusivamente biologico e tradizionale gli antichi grani siciliani con l’intento di proteggerli dall’estinzione ed è custode di tre varietà da conservazione con la possibilità di venderne la semente certificata che fino a qualche anno fa era una cosa impossibile per un’azienda agricola, e di valorizzare la biodiversità cerealicola siciliana attraverso la loro coltivazione e la distribuzione sul territorio nazionale ed internazionale dei prodotti lavorati e derivati.
Simenza, di cui Li Rosi è presidente, è un’associazione di agricoltori custodi, valorizzatori, tecnici, ricercatori e appassionati della biodiversità siciliana di interesse agrario. L’originalità e la validità della missione e del modello organizzativo ne stanno accrescendo il successo non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale ed internazionale.
Roberto Schellino, perito agrario e contadino, vive nella Valle Stura di Demonte, sulle Alpi cuneesi ed è autore del libro “Mille contadini”, incentrato sulla ricostruzione della vita e delle lotte contadine nelle campagne italiane dall’Ottocento ai giorni nostri. E’ membro dell’Associazione Rurale Italiana (Ari) e del Coordinamento nazionale della Campagna Popolare per l’Agricoltura Contadina.