Interviene Rocco Iannini
Secondo il “paradigma biomedico”, la salute è semplicemente intesa come assenza di malattia. Da secoli l’approccio che si crea, immediato e risolutivo, la fa sembrare un’entità indipendente dalle condizioni genetiche, sociali, ambientali in cui s’instaura. Oggi, però, questo “rapporto” mostra tutti i suoi limiti.
Come si osserva nel libro “Cento modi per guarire”, “nuovi ceppi di batteri resistenti prendono in giro gli spacciatori di antibiotici, gli effetti collaterali degli ormoni ci insegnano l’umiltà, il cancro continua a sfidarci: e non sappiamo nemmeno curare il comune raffreddore“.
Solo attraverso una medicina che si propone di riequilibrare mente e corpo dell’uomo si può operare una terapia in grado di rimuovere le cause più profonde della malattia e, al contempo, rifuggire le brutture e la miopia di una medicina meccanicista e riduzionista.
Rocco Iannini, medico chirurgo albese, specialista in ematologia clinica e di laboratorio, è stato per 22 anni direttore del servizio trasfusionale da lui avviato all’ospedale di Alba. Docente collaboratore presso la Scuola Omeopatica Livornese fino al 1998 e collaboratore per la didattica del corso di laurea in scienze infermieristiche alla facoltà di Novara, è socio fondatore di RareCef (Associazione per la cura delle cefalee e delle malattie rare ad essa correlate). Omeopata, ipnologo, è membro del Comitato scientifico dell’Istituto Franco Granone Centro italiano di Ipnosi clinica e sperimentale. Titolare di due brevetti finalizzati al miglior uso degli emocomponenti e alla sicurezza trasfusionale.